Il miracolo di Paolo Rossi

01 Luglio 2024

Ogni lunedì, la FIFA mette in luce un record della Coppa del Mondo: questa volta il protagonista è Paolo Rossi che in Spagna nel 1982 ha messo fine a un periodo negativo vincendo il Mondiale e la scarpa d'oro.

La tempesta si era trasformata in uno tsunami. C’erano già state polemiche, in precedenza, quando Paolo Rossi, nonostante le sole tre presenze collezionate nelle ultime due stagioni di Serie A a causa dello scandalo del Totonero, era stato portato a Vigo. Lasciando a casa, al tempo stesso, un certo Roberto Pruzzo, reduce da due titoli consecutivi di capocannoniere del massimo campionato italiano. Tuttavia, fu dopo il primo turno del Mondiale di Spagna 1982 che la situazione divenne realmente tesa.

Il ragazzo di Prato aveva sparato tre colpi a salve. La Nazionale, a cui era toccato sulla carta un girone facile, non era riuscita a vincere neppure una partita e si era qualificata come seconda dietro la Polonia, grazie a un gol segnato in più, a parità di differenza reti, nei confronti del debuttante Camerun.

Tutti chiedevano a Enzo Bearzot di abbandonare l'esperimento Rossi. E, a tale riguardo, se Pruzzo era rimasto a Roma, perlomeno Alessandro Altobelli si trovava a Barcellona. “Spillo” era sicuramente l'uomo giusto per dare maggiore incisività all’attacco, ma il testardo commissario tecnico, ancora una volta, ignorò i contestatori.

Nel match successivo, l’Italia vinse contro Diego Maradona per 2-1 e il venticinquenne Rossi restò nuovamente a secco. Incredibilmente, non segnava un gol in Nazionale da più di tre anni e aveva trascorso in campo, in maglia azzurra, quasi quindici ore di calcio giocato senza mai gonfiare la rete. Fu criticato come nessun altro nella storia dei Mondiali. La sua vita privata, i suoi atteggiamenti e le sue qualità di cecchino, finirono in modo spietato sul banco degli imputati.

“La pressione nei miei confronti fu clamorosa", raccontò Rossi. “Il calcio è tutto per gli italiani e la colpa di quanto stava accadendo ricadde su di me. La stampa era scatenata e mi attaccò senza sosta. Io cercavo di ignorare la cosa come meglio potevo, ma ovviamente ne ero condizionato".

La sera prima che l'Italia affrontasse il Brasile, Rossi sentì bussare alla porta della camera d’albergo. Quando vide entrare il suo allenatore, si preparò ad accettare un destino che pareva segnato. Apprezzò persino che Bearzot gli stesse per comunicare personalmente la notizia dell’accantonamento.

Tuttavia, il “Vecio” – soprannominato così nonostante all’epoca avesse soltanto 54 anni - aveva in mente le opere d’arte e, al bastone, preferì la carota. Aveva trascorso un'ora a documentarsi sui pittori cubisti e surrealisti e, per i successivi quaranta minuti, disquisì di Pablo Picasso, Salvador Dalì e simili, nel tentativo di rilassare Rossi.

Ne scaturì una delle prestazioni più spettacolari nell'intera storia della Coppa del Mondo FIFA. Rossi realizzò una tripletta e mandò al tappeto i brasiliani, strafavoriti per la conquista del titolo iridato, mettendo fine a un’imbattibilità che durava da ventiquattro partite. Ci vollero altri trent'anni prima che Lionel Messi – il primo a riuscirci dopo Rossi - segnasse tre volte contro la Seleção.  A seguire, giunsero una doppietta contro la Polonia in semifinale e il gol d’apertura nella vittoria per 3-1 contro la Germania Ovest in finale.

Arrivati alla quinta partita dell’Italia in quel Mundial spagnolo, Zbigniew Boniek, Karl-Heinz Rummenigge e Zico avevano segnato quattro reti a testa, mentre Rossi era fermo a quota zero. Eppure “Pablito” divenne sorprendentemente il capocannoniere del torneo. Nessun altro giocatore ha mai impiegato così tante partite per trovare la rete in un Mondiale in cui ha poi conquistato l'adidas Golden Boot. Gli ultimi sette vincitori - Davor Suker, Ronaldo, Miroslav Klose, Thomas Muller, James Rodriguez, Harry Kane e Kylian Mbappe - hanno tutti trovato il bersaglio al loro esordio, nelle edizioni che li hanno visti primeggiare fra i bomber.

“La mia autostima era molto bassa, ma la fiducia che Bearzot nutriva nei miei confronti era illimitata", spiegò Rossi. “È stato fondamentale. Non so quale altro allenatore avrebbe continuato a schierarmi titolare, mentre un’intera nazione lo martellava in modo asfissiante affinché cambiasse idea".

“La prima rete contro il Brasile è stata la più importante della mia carriera, perché mi ha ridato fiducia in tutti i sensi. Un gol, quando arriva, è come la manna dal cielo per un attaccante".

"Da quel momento in poi, è stato come se qualcuno dall’alto si fosse preso cura di me. Non c’era nulla che andasse per il verso giusto e, all'improvviso, il vento girò. Un gol può essere rivoluzionario e, a me, ha letteralmente cambiato la vita".

Fonte: www.fifa.com

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